
Ritratto di un MAESTRO
Si ricorda Caffè per i suoi molteplici contributi alla disciplina economica;
- per il suo impegno in Banca d’Italia come responsabile dell’ufficio Organismi internazionali del Servizio Studi, diretto da Paolo Baffi;
- per quello breve ma intensissimo per la ricostruzione nell’immediato dopoguerra, con Meuccio Ruini nei governi Bonomi e Parri, e nella Commissione economica per la Costituente;
- per il suo lungo e dedicato impegno come docente universitario.
- Ma c’è anche, non meno importante, un Caffè pubblicista, nella funzione che volle assumere di “consigliere del cittadino”, anziché del principe. Una funzione non dissimile da quella di alcuni autori classici dell’economia come Smith, Ricardo,Keynes e, a suo modo, Marx, che si estende temporalmente per oltre un quarantennio e che fa, in un certo senso, da corollario alla sua attività di docente. Un quarantennio, durante il quale non ha fatto mai mancare la sua voce serena, ma ferma, nel proporre una linea di politica economica e sociale, potenzialmente alternativa a quella praticata dai vari governi, sollecita alle esigenze dei più deboli e promotrice di più avanzati livelli di civiltà e di partecipata democrazia. In questa funzione, Caffè ha contribuito con articoli e interviste su molti quotidiani e riviste di carattere culturale e informativo generale. A cominciare da quelle precarie e a bassa tiratura per mancanza di carta dell’immediato dopoguerra, e continuata, poi, sino a qualche mese prima della sua scomparsa. Ma ebbe una collaborazione più lunga solo con tre quotidiani: Il Manifesto, Il Messaggero di Roma e L’Ora di Palermo......"
- ( tratto dalla Nota di Giuseppe Amari nel libro CONTRO GLI INCAPPUCCIATI DELLA FINANZA della Castelvecchi Editore )